“Quando tutto tace, la mafia è solida ed organizzata, difficile da tracciare e permeare; ma quando c’è la guerra, significa che è divisa e vulnerabile ed è quello il momento propizio”
La mafia si regge su flussi di capitale colorati di sangue. Costituiamo un flusso di capitale colorandolo col nostro sudore.
Associazione Statèra - Valore al Lavoro
Ho avuto l’incommensurabile “fortuna” di nascere in una città nella quale, durante la mia adolescenza, si sono consumate le peggiori stragi di mafia. Quegli eventi hanno profondamente segnato me e tutti i Palermitani della mia stessa generazione.

Noi non siamo abituati a guardare il mondo come il resto delle persone; noi lo guardiamo costantemente con sospetto, facendo attenzione a tutto. Noi lo esaminiamo sulla scorta degli insegnamenti di uomini straordinari, come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Una delle cose che spiegava chiaramente Falcone, giusto per fare un esempio, è che risulta fondamentale seguire i flussi di capitale, se si vuole comprendere la strategia della mafia e ottenere la possibilità di contrastarla efficacemente. Poi aggiungeva: “Quando tutto tace, la mafia è solida ed organizzata, difficile da tracciare e permeare; ma quando c’è la guerra, significa che è divisa e vulnerabile ed è quello il momento propizio”.
Va da sé, che in questo preciso momento storico, con tutte le efferate guerre in corso, io senta il mondo un po’ come la mia vecchia casa e mi riscopra di nuovo un po’ ragazzino. E col medesimo ardore di allora, memore degli insegnamenti del Maestro, mi sono dilettato nel tracciare i flussi di capitale, che si sono mossi furtivi (mica tanto) alle spalle del fuoco di copertura. Ne ho elaborato un quadro complessivo che vorrei rappresentare come avrei fatto forse a quell’età, dunque come se fosse una “bella storia di mafia”.
Per comprenderla meglio, però, è opportuno chiarire qualche aspetto chiave. Punto primo: il potere, oggi più che mai, s’identifica nel denaro; chi ha più soldi è più forte. Punto secondo: quasi la totalità dei soldi nel mondo, è nella disponibilità della mafia. Punto terzo: non esistono politici capaci, statisti, ma esclusivamente mercenari. Ultimo punto: la mafia, da anni, finanzia e dirotta la politica.
Chiarito questo, possiamo cominciare.

Tanti anni fa, le famiglie mafiose gestivano i loro interessi in piena armonia. Andavano d’amore e d’accordo e governavano i loro affari in sinergia, in modo coordinato, favorendo talvolta una politica conservatrice, altre volte una democratica. Nel periodo più recente, però, bisogna ammettere che siano stati più i democratici a flirtare coi mafiosi: sono stati più bravi e l’hanno meritato! Non solo i democratici hanno saputo sfruttare meglio gli strumenti messi a disposizione dalle famiglie mafiose, ma hanno soprattutto saputo ammaliare decisamente meglio dei conservatori, i cittadini. Da anni, infatti, non c’è niente da fare, i capitali della mafia sono lievitati sensibilmente e maggiormente per merito dei democratici.
Tuttavia, come in ogni favola che si rispetti, le tempeste arrivano sempre, soprattutto quando ci si comincia a rilassare perché le cose vanno fin troppo bene. Si diventa presuntuosi. E mafiosi e democratici sono diventati eccessivamente presuntuosi, col tempo. Così presuntuosi, che hanno riempito le agende d’impegni e nuovi giganteschi obiettivi.
Insomma, per farla in breve, hanno cominciato a tirare troppo la corda, fino a mettersi addirittura in testa di poter annientare un’altra mafia bella grossa, giocando per altro sulla pelle di un piccolo paese a questa confinante.
Ci credevano proprio! Credevano così tanto di farcela, ma ben presto si resero conto che qualcosa non stava del tutto funzionando e la battaglia, di cui un tempo si celebrava la vittoria certa, cominciò ad assumere i tratti funerei del completo disastro.
I malumori all’interno delle famiglie mafiose crebbero e cominciarono a causare forti incomprensioni e divisioni. Sopraggiunsero le liti funeste e da lì si proseguì fino ai giorni nostri, in cui si è giunti all’inglorioso epilogo della netta spaccatura tra le famiglie.

Alcune famiglie mafiose, infatti, quelle che hanno in mente mire futuristiche, nuovi affari e grandi sconvolgimenti sociali, si sono spostate alle spalle del conservatore di turno: un tipo spavaldo, impavido; un po’ chiassoso e sfuggente alle volte, ma comunque ben raccomandato e certamente promettente, un nuovo Scarface. Le altre famiglie, quelle legate più a Vito Corleone, per intenderci, sono rimaste al loro posto, convinte che sia meglio rispettare i programmi iniziali, ma soprattutto rimangono scettiche sui modelli economici innovativi proposti dalle famiglie disertrici.
Ora, Don Vito, per comprendere meglio le possibili mosse di Scarface, ha inviato un suo uomo di fiducia, il presidente del paese confinante con l'altra mafia, quella dell’est. La missione è risultata un successo, perché Scarface ha svelato le sue carte, palesando di avere accordi già in atto con l’altra mafia: accordi molto grossi!
Si potrà facilmente immaginare, quanto possa essere stato traumatico per Don Vito, apprendere di un simile tradimento: “Ominicchio senza onuri!”, avrà pensato ferito nell’orgoglio ed immediatamente ha convocato le altre famiglie.
E se Scarface è stato spavaldo, anche Don Vito ha voluto esserlo, quindi ha fatto richiamare anche tutti i leader europei, ma proprio tutti, e con un solo schiocco delle dita, li ha fatti schierare a Londra, sorridenti, a favore dei fotografi di tutto il mondo.
Il messaggio lanciato da Don Vito è stato stentoreo: “Se guerra dovrà essere, che guerra sia! Non baderemo a spese!”
Ora, che venga celebrato un minuto di silenzio in onore dei poveri leader europei, che si sono ritrovati tragicamente nel bel mezzo di una faida così accesa. Già, perché Don Vito, che non è di certo uno sprovveduto e sa bene dell’esistenza di parecchi infiltrati e di possibili voltagabbana tra loro, ha chiesto una prova di fedeltà, che dovrà essere manifestata pubblicamente il giorno sei di marzo prossimo.
To be continued…