All'arme! All'arme!
Finalmente potremo indebitarci quanto vorremo, senza più vincoli e restrizioni. Una sola condizione: spendere tutto in armi.
Viva la democrazia! Viva la guerra!
Dunque il Padrino ha raccolto il guanto di sfida di Scarface ed ha proclamato, attraverso i suoi fedelissimi portavoce di Bruxelles, che è pronto a costituire un esercito: “L’Esercito Europeo!” (E.E.: fa già ridere così!)

Come da attese, uno dei ventisette discepoli si è certificato essere un traditore e qualche altro franco tiratore si è fin troppo esposto. Tra questi, particolare tenerezza cattura un piccolo scricciolo femmina di Tarsio, leader di un meraviglioso paese sud europeo, che se da una parte sembra continui a professare indiscussa lealtà al Padrino, dall’altra non nasconde la bruciante passione per l’intrepido Scarface. In realtà lei arde dalla voglia che quest’ultimo sbaragli il Padrino e giunga brandendo il suo kalasnikov, magari concedendole il tanto agognato scrigno pieno di pietre preziose, ma non tollera che il suo diretto rivale, nel suo piccolo paese, lo urli in giro più di lei. Comunque il piccolo Tarsio rischia e rischia tantissimo. In primo luogo perché c’è poco da fidarsi di Scarface e in secondo: non si scherza col fuoco.
Il Padrino sarà anche ferito e accerchiato, ma è pur sempre il Padrino. È un’istituzione mafiosa da generazioni e non di certo per puro caso. Gode ancora di tantissime risorse ed influenze, nonché di tanta esperienza. E se dobbiamo rifarci all’esperienza, quella tramandataci dai vecchi, grandi, saggi che hanno scritto la storia della guerra alla mafia, eroi come Falcone, Borsellino, Peppino Impastato e tanti altri, intuiamo che ben presto la scure, vigorosa e letale del Padrino, mieterà delle vittime. Vittime che prima ancora che ricercate tra le fila nemiche, verranno probabilmente individuate tra quelle “amiche”. Chi possa subire la solenne punizione, se l’Orso pacioccone del centro-est Europa o il nostro dolce Tarsio del Mediterraneo, ad esempio, non è dato sapersi; il Padrino sa essere anche molto imprevedibile, ma c’è da scommettere che il suo colpo inclemente sarà vibrato.

Scarface, dal canto suo, nient’affatto preoccupato dalle minacce del Padrino e dalla campagna detrattiva che questi gli ha scatenato contro istruendo per bene tutti i mass-media, lo sfida ripetutamente a viso aperto e prosegue inarrestabile nell’opera di demolizione del castello dorato che lo protegge, nonché nella seduzione sempre più sfacciata della bella e misteriosa Grusenka, la primadonna della mafia russa. Singolare e romantico, risulta a tal proposito, quanto sta accadendo in Romania, sulla testa di colui che in realtà i cittadini avrebbero già eletto come loro leader, ma sul quale pende il veto di Bruxelles. Se da una parte, infatti, il Padrino spinge contro il poveretto, Grusenka spinge a suo favore e a quanto pare, a sostegno di quest’ultima ci sarebbe proprio Scarface.
Tuttavia, la bisbetica ed indomabile Grusenka, sa quanto possa risultare conveniente non concedersi con troppa fretta e tra una carezza, un sorriso e un battito di ciglia davanti ai suoi languidi occhioni azzurri, lascia crescere il valore della contropartita che Scarface sarà disposto a concederle in caso di trionfo.

Chi, sembrerebbe, che questo momento complesso e confuso stia riuscendo davvero a piegarlo a suo netto vantaggio, è invece un vecchio e caro amico di Scarface, il vero cattivo dell’intera storia: il Cazaro.
Il Cazaro è l’esponente della mafia israeliana, o più precisamente, quella ebreo-sionista. Ho scelto di chiamarlo così per via della infinitesimale possibilità che egli discenda dall’antichissimo impero cazaro (sulla cui storia si è aperto un dibattito per il quale l’olocausto potrebbe risultare l’errore, oltre che l’orrore, più grande della storia) e per il semplice fatto che le basi su cui ha costruito l’ignominioso genocidio in Palestina, siano solo un cumulo di cazate.
Lontano da occhi indiscreti, non solo il Cazaro ordisce la deportazione dei superstiti Palestinesi, ma procede indisturbato nel suo macabro progetto di assoggettare a sé buona parte del Medio Oriente ed edificare, dunque, il tante volte promesso: Grande Israele. Nel modo più efferato possibile, al momento, sta martoriando migliaia di Siriani indifesi, senza per altro distogliere lo sguardo dal Libano.
Si conclude così questo secondo episodio di “Mafia Capitali” e in attesa di sviluppi ricorderei per un momento, con contenuta nostalgia, un vecchio Lupo scomparso un paio di anni fa. Un Lupo che seppe districarsi bene nei circuiti mafiosi e che fu quasi sul punto, addirittura, di divenire egli stesso un boss. In un’intercettazione di recente divulgazione, si riconosce nitidamente la voce del Lupo di Arcore, che confessa amaramente: “La verità è che questa guerra non finirà mai e sapete anche perché? Perché non esistono più leader in America e in Europa. L’ultimo, sono stato io!”