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Con chi schierarsi: Scarface o il Padrino? Non ci resta che piangere!

2025-03-24 18:38

EBNIN CALICIS

Con chi schierarsi: Scarface o il Padrino? Non ci resta che piangere!

Santissimo Savonarola, potresti lasciar vivere Vitellozzo?

“Ti salutiamo con la nostra faccia sotto i tuoi piedi, e puoi muoverti quanto ti pare, e noi: zitti sotto!”

Scarface continua a ridersela insieme alla sua tanto garbata, quanto glaciale, Grusenka. I neo amanti seguitano a tessere le loro trame amorose e non disdegnano di motteggiare il Padrino. L’ultimo scherzo che gli hanno tirato è stato quello di organizzare un finto incontro e simulare un fintissimo accordo di tregua sul fronte est-europeo. Una boutade, nient’altro che un pretesto per permettere a Grusenka di conquistare altro territorio senza affanni e ribadire quanto l’affare ucraino sia ormai cosa loro. Povero il presidente gialloblu, un vecchio comico divenuto egli stesso una barzelletta. Lui ci aveva creduto per davvero, nonostante i moniti del Padrino. Roba da sbellicarsi dalle risate, in effetti, se solo non si trattasse di giocare sulla pelle degli Ucraini.

Scarface e Grusenka procedono col vento in poppa e insieme si sentono invincibili, ma soprattutto: liberi. Nei loro sogni erotici l’Ucraina è il loro letto nuziale e l’Europa il lussuoso scendiletto. Ormai guardano lontano, oltre oriente, dove costruire un nuovo impero, insieme, dando per scontato che il Padrino sia inchiodato all’angolo, vulnerabile. Sia pure, ma l’esperienza suggerisce che sia meglio “non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”.

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Il Padrino ha deciso di effettuare una robusta virata ed è pronto ad applicare  una nuova strategia, che dia corpo alla sua promessa di guerra! Con risolutezza, ha liberato dal castello il suo tanto fedele, quanto temibile, Drago, che durante un’audizione a camere riunite, non ha usato mezzi termini: “Abbiamo dei nemici che vanno affrontati immediatamente. Chi non si schiererà con noi, verrà automaticamente considerato un nemico. Volenti o nolenti, accetterete tutti quanti l’applicazione dei nuovi protocolli, secondo i quali verranno investiti tantissimi soldi in nuove piattaforme industriali, tra le quali quella bellica. Le scelte e le risorse verranno completamente centralizzate e il vostro parere in merito sarà del tutto irrilevante: il nuovo programma sarà rispettato in ogni caso. Non illudetevi di poter dunque avere voce in capitolo, fate ciò che vi sarà ordinato e alla fine, riceverete la corretta ricompensa.”

Il Tarsio mediterraneo, così come tutti gli altri leader europei in questi momenti di fibrillazione, ha dovuto conferire al Parlamento del suo Paese. Lo scricciolo dalla linguetta svelta ha manifestato tutte le sue comprensibili agitazione e preoccupazione ed ha ribadito che preferirebbe tanto che questa faida tra Scarface e il Padrino si esaurisse. Si è dichiarata ella stessa possibile mediatrice, per raggiungere la pace e siglare nuovi accordi.

 

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Gli amici al governo non l’hanno di certo aiutata in questo momento drammatico. Se da una parte non le hanno di certo fatto mancare un’unanime sostegno, dall’altra hanno contribuito ad alimentare la sua confusione: i blu ricordandole che non possono essere voltate le spalle al Padrino, al quale loro per primi devono tantissimo, i verdi suggerendole di schierarsi senza timore dalla parte di Scarface, il nuovo Imperatore.

Dai banchi dell’opposizione si sono invece sollevate amare polemiche. Alcuni hanno ammonito l’ambiguità del suo atteggiamento, sostenendo che il momento in cui andrà operata una scelta precisa e definitiva è ormai imminente. Altri ne hanno approfittato per schernirla, accusandola di essere priva di valide strategie e che comunque, anche se ne avesse, non riuscirebbe mai ad impedire che la volontà del Padrino si compia, come testimoniato dalla massiccia mobilitazione popolare che ha scatenato.

Alle ultime minacce il piccolo Tarsio ha reagito energicamente e in un guizzo d’orgoglio non solo ha svelato che trova aberrante la direzione che s’intende dare all’Europa, ma soprattutto che non intenderà favorirla. Non l’avesse mai detto, ne è seguito un autentico parapiglia. Dai banchi dell’opposizione sono volati insulti di ogni genere e s’è gridato allo scandalo! Le offese al Padrino e alle sue longeve storia e tradizione non sono state affatto tollerate, tant’è che le polemiche sono continuate per giorni e sono state manifestate attraverso anche la viva voce di illustri personaggi di cultura, scomodati per redarguire prontamente cotanta sfacciataggine, nonché per scongiurare il proliferarsi d’inopportuni scetticismi.

Insomma, la guerra tra le famiglie è davvero feroce e scegliere da quale parte schierarsi è tutt’altro che semplice. Come non comprendere, dunque, le ansie e i dubbi del povero Tarsio. Tuttavia, in un’occasione simile si dovrebbe ricordare che esiste comunque una terza via, un terzo polo, che è quello del popolo; ma il popolo non lo ricorda ormai più nessuno. Dalla parte del popolo solitamente si schierano i coraggiosi, come lo furono ad esempio Falcone, Borsellino, Peppino Impastato, Piersanti Mattarella, ma i coraggiosi pare si siano estinti o sarebbe più corretto dire: sono stati disinnescati e resi inoffensivi.

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Esiste infatti un gruppetto di sparuti coraggiosi che ancora parla di mafia, persone che senza paura salgono su un pulpito e guardando in faccia “l’elefante nella stanza”, fanno nomi e cognomi di proletariato e borghesia mafiosa, ricordando icasticamente gli orrori a cui hanno partecipato, ma pare che ormai li ascoltino in pochi nostalgici. Questo accade perché loro, ai quali non si possono negare infinite gratitudine e riconoscenza, dai loro pulpiti continuano a pronunciare i soliti nomi e a ricordare i soliti episodi, senza cominciare ad ammettere che esista anche una nobiltà mafiosa e sono proprio i nomi dei nobili, quelli che i cittadini vorrebbero cominciare ad ascoltare.

Tanti di loro hanno anche scelto d’indossare una casacca gialla per entrare in Parlamento e provare a spostare la lotta alla mafia sul fronte politico, ma non si rendono conto che cambiano solo la scelta del palazzo, rimanendo di fatto ostaggi nel medesimo quartiere mafioso.

Eppure lo hanno urlato anche loro, suggerendo di adeguarci ai tempi: “Fuori lo Sato dalla mafia!” Accettando e condividendo questo nuovo slogan, come si può comprendere o condividere la scelta di continuare la lotta alla mafia direttamente in quella che, ahimè, è ormai casa sua? Perché uomini esperti e audaci come loro, non comprendono che sia diventata, oggi più che mai, una questione soprattutto culturale da affrontare lontano dal quartier generale delle famiglie, lontano dalle sedi istituzionali?

“Non ci resta che piangere”, avevano ammesso sconsolati due comici in un loro celebre film. Uno di loro ci ha lasciato il meraviglioso ricordo della sua ironia, della sua sagacia e del suo talento, scomparsi anzitempo. L’altro è purtroppo deceduto.

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